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Il romanzo di una maestra. Racconto

Editore:
Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
Luogo di pubblicazione:
Piazza della Repubblica, n. 10, 00185, Roma (Italia)
Codice ISSN:
2785-4485
Autore della scheda:
DOI:
10.53167/1180
Scheda compilata da:
teresa.gargano
Pubblicato il:
27/01/2022
Tipologia:
Autore:

Edizione

Titolo prima edizione:
Il romanzo di una maestra. Racconto
Editore prima edizione:
Salani
Città di pubblicazione prima edizione:
Firenze
Anno di pubblicazione prima edizione:
1901
Numero di pagine:
254

Il racconto di Ida Baccini testimonia, sin dalle prime pagine, la volontà dell’autrice, che non sfugge tuttavia e derive retoriche, di narrare l’esperienza di una maestra come la storia di una scelta consapevole, in alternativa ai canoni più tradizionali e meramente oblativi al cui interno è stato racchiuso a lungo il senso di questa professione prevalentemente femminile. La protagonista, infatti, la giovane Elena Altoviti, trasferitasi da Firenze in un paesino della provincia toscana per insegnare in una scuola elementare, interpreta quel ruolo come una importante missione, mostrandosi capace di vivere il suo compito «col cuore allegro e il riso sulla bocca» (p. 16). Elena è, dunque, una maestra diversa dalle tante “maestrine”, scarsamente acculturate e dimesse che affollano le pagine dei romanzi di Matilde Serao o di Edmondo De Amicis, anche in ragione di una solida formazione culturale e di un regolare percorso di studi. Nel racconto, la giovane maestra sfida le autorità del luogo: il sindaco, il parroco, e il medico del paese, il quale, imbevuto di convinzioni atee e materialiste, anche in campo educativo, viene da lei  contestato in nome della forza dell’amore capace di superare tutti i deficit, anche cognitivi, di quelli che la scienza decreta come deficienti o sub-dotati. In nome proprio della «scienza del cuore» (p. 53), la giovane maestra tiene testa persino all’agguerrito ispettore scolastico, il quale, giunto per verificare l’operato di Elena, viene rappresentato come esempio dell’aridità precettistica e didattica della pedagogia ufficiale. Il racconto si conclude con un insolito lieto fine. Elena sposa un maturo e benestante proprietario, non prima però di aver superato le maldicenze generate dai pregiudizi della gente del luogo nei suoi confronti. La giovane maestra, anche in forza di una lettera ricevuta da parte di un funzionario scolastico amico di famiglia che, con toni paterni, la invita a dedicarsi alla vita matrimoniale, si convince che l’unica «grande e vera poesia» che si addica all’esistenza di una giovane donna sia la realizzazione di un «buon matrimonio» (p. 248).

Contenuto pubblicato sotto licenza CC BY-NC-ND 4.0 Internazionale