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Maschi al Nido. Memorie di educatori

Editore:
Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letteratura e Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze
Luogo di pubblicazione:
Via Laura, n. 48, 50121, Firenze (Italia)
Codice ISSN:
2785-440X
Autore della scheda:
DOI:
10.53221/140
Scheda compilata da:
Chiara Martinelli
Pubblicato il:
26/10/2021
Nome e cognome dell'intervistatore:
Mario Spiganti
Nome e cognome dell'intervistato:
Pier Luigi Limoni e Pietro Rusconi
Anno di presa di servizio dell'intervistato:
1980
Categoria dell'intervistato:
Educatore
Livello scolastico:
Nido d'infanzia
Categoria professionale dell'intervistato:
Educatore servizi per l'infanzia
Data di registrazione dell'intervista:
13 maggio 2019
Regione:
Toscana

Indicizzazione e descrizione semantica

Identificatori cronologici:
1980s 1990s 2000s

mi ritrovo catapultato in un ambiente verrà tutta che emilia sì soprattutto e mi ricorda la fase di impostazione dell'allestimento dall'inizio dell'anno è lì che mi resi conto che di quanto fosse girasse aprire l'ambiente era un paparazzo fa diversa dalla normalità a cui una era abituato te per esempio che di stato già san leo io che invece o iniziata nocciolaia quando ci siamo incontrati la prima volta per me era la prima sostituzione che andava a fare come dipendente a tempo determinato si trattava ecco di mettere un chiodo fare un buco come eravamo chiamati a far sapere se è rimasta diciamo era nella divisione dei ruoli certamente sì si riproponeva ma era più conveniente per tutti probabilmente perché se sembra avessero messo a cucire un cuscino o un copri segna cosi una cosa un po più problematica essendo considerati ambienti tipicamente femminili gestiti esclusivamente da donne l'innesto l'intervento nella persona diversa che ovviamente eravamo a noi pochi maschi e in qualche modo destabilizzavano gli equilibri che era già stratificato e codificato per certi e regole anche per certi comuni comportamenti e anche il modo di comunicare io capivo e mi rendevo conto che era un mondo prettamente al femminile è che un genitore si aspettava comunque di trovare un educatrice donna quando si rendevano conto che io ero lì seduto non come genitore ma come educatore insana le colleghe la prima cosa che richiedevano alle mie colleghe ma lui allora li cambia anche i bambini e qualche mamma e anche qualche bug delle volte e possiamo vedere perché poi le mie colleghe correttamente invitavano comunque genitori in due momenti significativi anche durante l'ambientamento di venire a vedere quello che succedeva per le cose che più mettevano alzano e il momento del cambio era quello un po più sensibile a tori che è stata soprattutto da parte dei maschi nonio babbi che se fossero di stupore e di dire ma come un uomo viene qua e dice evidentemente non è uomo c'è qualcosa che non mi guardano male che c'è qualcosa che non va invece da parte delle donne sarà lo stupore in senso diverso una meraviglia che per ora la meraviglia positiva dice bene questo è una bella cosa che esistono anche gli uomini all'interno delle scuole e bene che bambini vivano la cosiddetta figura maschile che che c'è se anche questa in gestione comune uomo donna all'interno del nido così se si ripropone anche un modello familiare e si ripropone anche modello se vuoi anche di sicurezza perché in certi casi forse la figura maschile può dare anche delle sicurezze in più al bambino e anche al collettivo di persone che lavorano all'interno e questa cosa a me ma ma da una parte la ascoltavo nella parte del analizzata anche profondamente ho sempre poi lavorato tranquillamente mandando dei messaggi proprio in termini professionali per cui all'ultimo di alzarlo chi la pensava in termini un po poco nobili dell'attività mia della professione ha cambiato idea chi ce l'aveva ciarla l'ha maturata ancora di più noi io e il bambino davanti sul fasciatoio vede vedevamo anche per i giovani che erano di là da dietro e si che tutte queste operazioni qua ecco mi è capitato che diverse volte si sono presentate in diventati ii durante il corso della storia anche di recente perché magari prima nei primi tempi per un motivo poi passare del tempo anche per altri motivi noi magari per la curiosità il primo figlio al nido la prima figlia verso le bambine dice ma delle mamme per esempio gli stranieri magari un po meno delle popolazioni delle culture straniere e un po meno ma degli italiani per esempio di nazionalità anche dove la figura maschile per esempio non si avvicina al bambino al proprio figlio alla propria figlia in questo periodo della prima della prima infanzia e proprio il marchio non può cambiare i panni non li cambia non è previsto ea dice ma è possibile che in una struttura di questo genere c'è proprio una figura maschile che la nostra operazione qua e allora la curiosità ecco dopo risolta velocemente insomma nella memoria nel migliore dei modi perché non c'è stato poi nessun genitore che magari nel tempo anzi i bambini raccontavano dopo anche con il passare dei mesi anche a genitori a casa ecco le modalità o scelte modalità che avrebbero gradito si potessero ripetere anche a casa con il proprio genitore anziché eccola una cosa anche che diventava divertente anche un gioco non soltanto un un momento igienico sanitario di cura del corpo e dovuto paci favorivano nella come logica didattico educativa nei nidi lo strutturarsi di figure di riferimento rispetto a un numero piccolo i bambini 45 che ti vedevano proprio come una figura di riferimento importante non genitoriale però se ricalcava un po il monello viene modello perché se vi ho battuto una tematica dell'attacco a vita ma c'era anche dei momenti della giornata in cui ognuno di noi prendeva un piacere l'onere di accudire un piccolo numero di persone dei bambini e propone anche ovviamente delle nelle attività cosiddette didattiche strutturate nulla di questo sin dal momento d'ira tanti della tanti soprattutto soprattutto della tanto ma tanto e poi essendo un numero minore la persona di riferimento rubato lo sbaglio all'epoca noi eravamo in tre persone con 12 bambini dalton anche esperienze che poi ci feriscono quando hai dei bambini che hanno difficoltà enormi nei periodi inserimento ma che li accudisce molto anche a livello fisico lea e per cui il nostro lavoro a molte anche quelle di rassicurare annunciato all'inizio del genitore per quanto è possibile che l'inserimento anche una fase cruciale per i bambini una fase difficile la fase di stacco e il momento nuovo della sua vedi la sua pur breve vita il successo della della permanenza del bambino al nido è anche quella di riuscire a far vedere che la fase di inserimento e che comporta anche una gradualità della permanenza del bambino cioè primi giorni fi un'ora due ore poi allunga la prima settimana fa arrivi fino a due tre ore la seconda settimana arrivi a comprende il pranzo la terza settimana arrivi a farlo dormire se bambino resta a dormire che comportano una gradualità e anche del diciamo delle sofferenze per il genitore che sono sofferenze sia a livello emotivo e se a livello anche magari in termini di lavoro ci si può essere anche il datore di lavoro che non accetta nell'assenza del genitore per problemi inerenti la scuole questo genere di cosa è però diciamo lalalalala l'esperienza personale che ho vissute che abbiamo vissuto non ci conforta che i casi non andati a buon fine come per usare il linguaggio un po della terra sono stati abbastanza relativi minimi nel complesso noi abbiamo avuto poi a fine a fine anno ogni ciclo che si conclude tramite poi quello che ci riportano i genitori tramite anche le riunioni che anche fatte dai genitori stessi in questo senso di benessere di piacevolezza dello stare insieme all'interno della rete che non viene più vissuti come un'oasi a parte una costrizione per un bisogno sì la scelta iniziale molto spesso dettata dal bisogno del lavoro che è evidente è un certo umano che come da questo bisogno molto spesso si trasforma anche in una scelta se vuoi tardiva però una scelta condivisa che forse il massimo del successo che si può ottenere all'interno delle nostre istituzioni e quando succede questo si dice fuori pensiamo di aver lavorato bene pensano che il riscontro dei genitori se anche un'ottima un ottimo e speck che ci rimandano poi della piacevolezza poi della sicurezza della validità di questi che diciamo che in quattro settimane l'ambientamento normalmente ecco poteva essere considerato come terminato e il bambino arrivava la sua ora la mattina e veniva veniva ripreso dal genitore dopo tutta la sua permanenza che poteva essere le quattro normalmente rai4 oppure che chiedeva a tempo prolungato fino alle cinque e mezzo è questo l'ambientamento è in questi momenti è una cosa che si dava la possibilità al bambino di conoscere meglio l'ambiente meglio la luce e tutto quanto ma soprattutto da parte degli educatori era capire dove era anche gestire possibili anzi del genitore rispetto a questo distacco dal proprio figlio o figlia che che era spesse volte un'età di pochi mesi che non era facile anche un aspetto all allattamento e poi biberon e poi tutte le accortezze la sterilizzazione dei materiali ma dove lo mette prima cosa fanno ma quanto rumore c'è il mio bambino è abituato l'affidamento ecco non era poca comodo senso di sé sono altro aguayo come figura maschile o l'hub più volte nei momenti di difficoltà nelle aspetto e mi dico sempre le aspettative so che questa era io lo dico perché vivendo anche come la mia spesa era una cosa piuttosto sensibili ero piuttosto ecco non magari facilitato però meno ansioso nel pensare che tutto sommato il pianto questo mi sento di poterlo comunicare anche ai genitori che il pianto è previsto come prevista lanza la preoccupazione dell'adulto è che il genitore del bambino cioè non erano cose straordinarie che di ore io provo difficoltà né nel sentire piangere un bambino o una bambina è normale che nel momento del distacco della separazione dal genitore si può piangere si può piangere ci si può anche consolare se non è necessariamente ecco in questo senso no di protezione base di esclusiva modalità che io non ho mai visto di buon grado anche se chi ne aveva bisogno ecco non gli si nega né a nessun bambino o una sorta di accoglienza di una protezione non senso di carcere ma ci si può anche consolare in uno spazio sicuro e attrezzata adeguati in moda di qua e ai genitori provava a comunicare ecco questa temporali età delle di questi fenomeni che prima o poi si sarebbe comunque risolta rispetto a questo non avevi percezione di una donna di essere vissuto in modo più preoccupato più preoccupante e da parte di alcuni genitori per il fatto di essere maschio forse sì forse sì in the per deteriori per delle persone forse sì tutto sommato poteva essere però è come se riguardassero no a doverlo hurley comunicare o riconoscere in questo senso qui erano rassicurati comunque dal fatto che le altre due colleghe estendo intersezione potevano garantire anche momenti insomma un po più critici diciamo così ove il bambino è un'area una rassicurazione femminile avrebbe comunque trovata è però al contrario la figura maschile e prof ecco presentava comunque un codice paterno comunque maschile che tutto sommato non era vissuto così negativo dice va bene la parte femminile garantita c'è esiste e va e rassicura però perché no anche una figura maschile per poter per esempio una cosa che dopo me ne sono accorto nel tempo anche così che tutto sommato veniva percepita positivamente come il la garanzia che venissero rispettate delle regole che facevano parte magari di un retaggio riferito più al codice maschile della famiglia cioè le regole da l'uomo di casa e il bambino è più propenso a rispettare le regole se le regole vengono impartite dalla figura maschile cioè delle situazioni in cui quando la mattina al genitore viene a portare il bambino col genitore o lui o lei o insieme liveri che hanno di sé sensi di colpo così grossi di fardelli così grosse alle spalle ho visto i genitori lasciare il bambino all'asilo poi andare oltre i cancelli mettesse a piangere ecco questa è una cosa che a me ha fatto sempre male e quando io l'ho visto di persona io ho detto scusa alla mia collega da me poi che possono lasciare un attimo da sola voglio parlare con questo genitore per questo motivo voglio interrompere questa cosa che si è creato questo questo e questo star male cercavo di recuperare subito scusato il tratto in mansioni capisco perché lasciare un bambino non lascia un pacco è la cosa più bella in assoluto voi dovete comunque avere fiducia perché la cosa più bella che che voi ci date devi avere anche se poi risposto anche la tranquillità che poi il bambino ritrova a casa perché la vostra non tranquillità incide poi sulla reazione di cahill bambine nei confronti nostri e degli altri bambini per cui vediamo se si riesce e chiari delle parole sono belli però non sono sempre fattibili nell'immediato però ci sono delle fasi in cui ci si può lavorare che hanno piano si arriva io ti devo dire in questo senso sempre per quel poco che mi è successo sono riuscito sempre a stemperare ho avuto anche reazioni di genitori violenti e si ma ci ha chiesto di che genitori molto arrogante che arrivavano ti porteranno al bambino on ti rispondevano si dice qualcosa di tavano ma ho delle volte perché il bambino nella comunità succede che qualche piccolo sforzo gravio car dovuta siamo e sono incidenti che purtroppo bisogna mettere nel conto succede una cosa e succedono anche in un ambiente più allargata per quelle reazioni delle volte scomposte dei genitori a me mi hanno messo ritrovate in grosse difficoltà year io ho rischiato anche di quanto viene tesa ma se non messe in discussione perché erano per avere marchio e delle volte si di volte sì sì perché questa valenza vuol dire che da parte di chi nella punto che mi viene fatta mi viene mossa che il marchio lì non ci deve stare che maschili non è adatto perché questo è il lavoro tipicamente femminile che è tanto il bambino deve essere acuti manda ma le relazioni e specialmente più di qualcuno che mi fanno veramente ride ma tanti bambini capisce niente voi che fate le deboli te il culo ricavate lamelle ricambiato panel e poi che cosa fate non c'era inizialmente da parte del genitore la comprensione del processo di sviluppo del bambino era sempre cioè il bambino sta lì e mangia kakà è enorme certo ora questa l'immagine che delle volte e avevamo di ritorni e in questo senso ho toccato lavorare tanto perché soprattutto i primi anni e le reazioni violente quando succede qualcosa di italiani che si sono vissute e allora quei casi li la figura cosiddetta maschile sempre ben accetto perché di fronte a un ambiente tipicamente femminile la violenza è molto più forte da parte del genitore soprattutto se maschi e invece quando scena per 12 persone maschili si stempera questa cosa perché dà anche nel senso di sicurezza diversa anche di sicurezza fisica perché io quan di fronte a qualche volta qualche violenza più o meno verbale che che rischiava di andare oltre non facevate che mettermi nel mezzo di dire se hai qualcosa da dire ora fare stemperiamo toni perché siamo di fronte a bambini è un ambiente educativo c'è anche il tuo figliolo che forse non ha piacere di vedere reazioni scomposte e ci starebbe male per cui ti accompagno io se poi vuoi parlare con la mia collega o con un mio collega o cambi tono ma io voglio essere presente visto che la situazione non è che mi faccia piacere per cui se sono presenti stand per i toni si va avanti se no ti accompagna allo show e etica vida solo queste delle volte sono è successo pochissimo però quando è successo non o no non mi ha fatto per niente piacere poi i rapporti si ricostruiscono e perché nell'arco dell'anno abbiamo anche modalità poi il recupero abbastanza che devo dire anche abbastanza valido dopo da semplice diciamo contendenti siamo riusciti anche essere amici cambia poi rapporto che poi la sicurezza che poi dai al genitore anche in questo senso anche in contrapposizione sono cambiate da riceve il tempo esiti si è capito soprattutto con quelle persone che inizialmente sembravano stili e aggressive che davano anche dai giudizi abbastanza preparati a dovere di aveva una dei pregiudizi e invece in questo modo della la schiettezza salva perché io cioè io mi poneva anche all'interno delle teche essere evidentemente un uomo come una persona che lavora lì detto e lavora e crede nel suo lavoro e questo penso che mentalmente c'è un valido sia per l'uomo che per la donna e i genitori dover aspettare che chiunque vede lì dentro e che sta lì dentro non per sbucciarle parlare ma perché ha un lavoro da fare serio al lavoro da fare nei confronti del tuo del tuo dei vostri bambini che poi motiva mente diventano anche nord c'è niente dal palo inutile girarci intorno il dito erano sentivamo come come come i nostri [Musica]

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Il video, dalla durata di 21.02 minuti link: https://www.youtube.com/watch?v=oGkj_uaOIl4&feature=emb_logo), è frutto di una conversazione che Mario Spiganti, educatore nei nidi di Arezzo dal 1991 al 1995, intrattiene con i suoi colleghi maschi Pietro Rusconi e Pier Luigi Limoni. Mentre Pietro Rusconi, che ha cominciato a lavorare nei nidi aretini 1993, è, alla data dell’intervista, ancora coinvolto in questa mansione, Pier Luigi Limoni vi ha lavorato dal 1980 al 2011.
Argomento principe della conversazione, il ruolo dell’educatore maschio nei nidi e le modalità della sua percezione tra i genitori (Oliviero e Macinai 2019). Il processo di genderizzazione, così studiato nel caso di donne che lavorino in ambienti prettamente maschili, si evidenzia e si sviluppa in pieno anche nel caso di uomini che si ritrovino, per converso, a operare in ambiti culturalmente e socialmente ascritti al dominio femminile (Ottaviano e Persico 2020, 15-40). Non a caso, Rusconi ricorda con Spiganti di quando, ai primi tempi del suo impiego, trascorresse buona parte del suo tempo impegnato in attività cosiddette “maschili”, come piccole riparazioni elettriche o meccaniche.

A essere stupita era tuttavia, soprattutto, la componente genitoriale, culturalmente impreparata ad affrontare una presenza maschile tra gli educatori del nido. Questo avveniva soprattutto tra i padri, descritti come particolarmente sospettosi, e tra chi proveniva da regioni italiane dove meno era invalso il coinvolgimento paterno nelle prime fasi di sviluppo del figlio (Ottaviano e Persico 2020, 105-24). Più propensi ad accettare la figura dell’educatore sembravano stranieri e madri, che guardavano all’educatore maschio con meraviglia. Particolare ansia ingenerava, tuttavia, il momento del cambio del pannolino, per cui i genitori non credevano che l’educatore maschio fosse tarato. L’aspettativa implicita, riconosce infatti Rusconi, era quella di ritrovarsi davanti un’educatrice femminile: l’atteggiamento guardingo dei genitori, secondo gli educatori, era destinato a dissolversi nel corso dell’ambientamento, che tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta durava per circa quattro settimane. A rassicurarli, aggiungono, contribuiva tuttavia la persistenza di una presenza femminile: gli asili di Arezzo erano infatti caratterizzati da un rapporto educatore per bambino contenuto (un educatore ogni quattro bambini), e ogni reparto era presidiato da tre educatori. Questo voleva dire che, insieme all’educatore maschio, avrebbero lavorato sicuramente anche due educatrici femmine, bastevoli nell’immaginario genitoriale a garantire quella presenza materna di cui ritenevano i figli avessero bisogno. In un contesto siffatto, la presenza dell’educatore, che sembrava comunque garantire la presenza e il rispetto di determinate regole, incontrava una più rapida accettazione.

Il prosieguo del dialogo si concentra sul rapporto tra educatori e genitori, su cui insiste in particolare Limoni. Spesso infatti la scelta di ricorrere ai servizi per la prima infanzia, lungi dall’essere connotata da un risvolto educativo, discendeva da difficoltà di conciliazione tra tempo lavorativo e tempo familiare (Catarsi 2009). Gli scoppi di pianto che coglievano i genitori una volta lasciato il bambino nella struttura erano, per Limoni, sintomatici di questo disagio che, tuttavia, era destinato a intaccare il benessere del piccolo e quindi, in senso lato, anche dell’asilo nido. Da qui discendeva la necessità di cercare un contatto con i genitori, alleviando il malessere psicologico che li accompagnava. Altra problematica, conclude l’educatore, consisteva nella possibilità di scontri e scoppi di ira violenti da parte dei genitori, eventualità in cui, afferma lui stesso, la presenza di un educatore maschio ha contribuito ad attutire possibili conseguenze negative.

Fonti

Fonti bibliografiche:

G. Bandini, S. Oliviero, Public History of Education: riflessioni, testimonianze, esperienze, Firenze, Firenze University Press, 2019.

E. Catarsi, I genitori crescono con i figli: l’esperienza del nido e dei servizi per  l’infanzia,  in  A. Fortunati,  G. Tognetti  (a  cura  di), Famiglie, servizi per l’infanzia e educazione familiare, Junior, Bergamo, 2009.

M. Galfrè, Tutti a scuola! L'istruzione nell'Italia del Novecento, Roma, Carocci, 2017.

G. Ottaviano, C. Persico, Maschilità e cura educativa. Contronarrazioni per un (altro) mondo possibile, Genova, Genova University Press, 2020.

 

Fonti normative

Legge del 6 dicembre 1971, n. 1044, Piano quinquennale per l'istituzione di asili-nido comunali con il concorso dello Stato, (GU Serie Generale n. 316 del 15-12-1971), permalink: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1971/12/15/071U1044/sg

 

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