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"No, faccio da me!" I ricordi di scuola della Maestra Morelli

Editore:
Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letteratura e Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze
Luogo di pubblicazione:
Via Laura, n. 48, 50121, Firenze (Italia)
Codice ISSN:
2785-440X
Autore della scheda:
DOI:
10.53221/1009
Scheda compilata da:
MONICA DATI
Pubblicato il:
28/02/2022
Nome e cognome dell'intervistatore:
Letizia Tartari
Nome e cognome dell'intervistato:
Elisa Morelli
Categoria dell'intervistato:
Insegnante
Livello scolastico:
Scuola primaria
Categoria professionale dell'intervistato:
Insegnante scuola elementare
Data di registrazione dell'intervista:
3 settembre 2019
Regione:
Toscana

allora oggi intervistiamo la maestra elise amore n allora inizia un pochino dal principio questa volta percorso di studi per diventare un'insegnante ma percorso di studi è stato l'istituto magistrale poi però io credo di avere maturato le competenze in itinere mentre lavoravo ho cercato sempre di frequentare corsi di aggiornamento e consigli specifici proprio sulla didattica e quindi io la formazione l'ho fatta sul campo e perché anche anni ha insegnato 40 canalizzata ma io ho iniziato appena diplomata però con delle supplenze e facendo le supplenze ho avuto la possibilità di girare diversi tipi di scuola dalle scuole di città alle scuole di campagna e di vedere anche come lavoravano gli insegnanti con anni di esperienza e questo secondo me e mi ha aiutato poi canto nel lavoro futuro nella specifica quali scuole ha insegnato e io poi una volta entrata di ruolo ho insegnato nelle scuole su della val di lima una scuola su vicino alla città e poi con camoriano racconta marianna quanto sei stata e sono stato tanto somigliano a 25 anni di più forse che volevo chiedere una cosa a lucca molto famosa la scuola che incantano modo di approcciarsi a questo metodo ma io l'ho sentito parlare tanto io avuto modo anche di condividere le buone pratiche che vengono e avanti nella scuola senza zaino anche alcuni dirigenti che hanno portato avanti questo progetto e lo condivido lo condivido io non ho mai non sono mai entrata nella scuola senza zaino perché è necessaria che ci sia una collaborazione stretta tra insegnati del team una condivisione completa non si può portare avanti un'esperienza di scuola senza zaino senza crederci fino in fondo però è una scuola valida perché ha raccolto tutte le buone pratiche che erano già stati sperimentati nella scuola rivedendo le con le esigenze dei libri oggi e da se cambiamo ha parlato degli indecenti queste compete la componente irrinunciabile gli ultimi docenti di palito il team docenti bisogni e necessario assolutamente che sia unito eccessiva con la rotazione anche se uno non condivide fino in fondo le scelte dell'altro bisogna tenere presente quali sono gli obiettivi che ci siamo posti per portare avanti quell'esperienza in quella classe e qual è stata in vantaggio del bambino se il bambino toglie che fra le insegnanti non c'è unione l'esperienza fallisce ci deve essere per forza ma è possibile anche fare di porci di vedere a che cosa si può rinunciare che cosa invece va portato avanti cave delle scelte anche dei compromessi però il team deve funzionare però le insegnanti in genere hanno a cuore la maturazione del bambino e quindi trovano una strada collaborativa e la sua esperienza quale è stata dice sempre però va bene abbastanza si suona addirittura quando abbiamo cominciato quando ho cominciato a lavorare nel team nel modulo con due rientri settimanali addirittura io la mia collega appoggiati anche dal dirigente abbiamo cominciato un anno prima che andasse in vigore la legge proprio perché credevamo che fosse un'esperienza valida che quindi poi dopo ho trovato sempre insegnanti con le quali ho potuto collaborare bene quindi per quanto riguarda il tempo pieno che vi sia un metodo valido ecco io i primi anni che sono entrata in ruolo era un insegnante unica andrò subito dopo ho un lavorato nel tempo pieno e io l'ho trovata un'esperienza valida certo è una parata ore da alcuni sono state considerate tanto però era un modo di lavorare molto più disteso molto bisognava ricavare anche il tempo in cui i bambini dovrà essere in modo autonomo perché si diceva se poli ma l'esperienza del compito a casa degli hack lavorare da soli e si cercava di ricavare quel tempo lì nelle 8 per quanto riguarda il rapporto con gli alunni quale è stato il rapporto che pensi di aver costruito nel tempo ma all'inizio ho avuto la possibilità di seguire dei ragazzi in difficoltà in incontri privati a casa perché a quei tempi nocedal insegnati di sostegno o divide delle classi non esisteva di dividere in gruppi per vedere il seguire quelli più bisognosi no e in quelle occasioni e lì io ho riflettuto molto e ho pensato che bisogna assolutamente andare incontro a dundee mi chiamo le 13 e 15 o mortificarli e quindi incoraggiarmi sempre e quindi trovare i tempi e modi per seguirmi in modo individualizzato anche in all'interno di una classe numerosa che quindi sono trovato abbastanza bene ha avuto anche dei buoni risultati però è anche vero che poi la legge è venuta incontro ai ragazzi problematici oggi si parla di bambini diversamente abili infatti alcune difficoltà con le cose non sono proprio degli handicap sono hanno dei modi diversi che vi fa cui bisogna prestare attenzione perché arrivino all'apprendimento che tra le invece per quanto riguarda il rapporto con i genitori che si è sempre trovata bene perché avete trovato un genitore non è un genere mi sono trovata bene intanto hanno lavorato nella scuola a tempo pieno la scuola a tempo pieno valdadige 820 era la scuola che veniva richiesta dai genitori là dove ce n'era bisogno magari in realtà dove c'erano industrie più che impegnano i genitori durante l'intera giornata e poi alla verifica di fine anno veniva appunto richiesto di nuovo la conferma i genitori e naturalmente come insegnanti presentavamo il lavoro che avevamo intenzione di portare avanti con i bambini quindi era una specie di patto educativo che si cercava di portare avanti gli insegnanti e genitori quindi già lì c'era stato un approccio positivo come famiglia e in seguito quando anche la finanza il succedersi di leggi diverse richiedeva un cambiamento a livello didattico io le mie colleghe si è cercato sempre di presentare i genitori il piano di lavoro che intendevamo portare avanti mettendo in evidenza soprattutto il progetto educativo che aveva necessità della collaborazione dei genitori perché portasse a un numero soddisfacente ea una maturazione del bambino e pensi che il rapporto tra i genitori e la scuola sia in qualche modo cambiata nel tempo ma io ora tanto sono giano via nuti non ci sono più nella scuola sento anche i genitori che si lamentava insegnanti si lamentano di questo però io credo che bisogna riportare l'attenzione sulla necessità di una collaborazione tra famiglia e scuola di riportare al centro l'aspetto educativo della scuola perché la scuola deve formare il cittadino di domani e quindi ha bisogno di valori che devono essere riportati la scuola non ci può essere contraddizione fra quello che si sperimenta a scuola e senza miglia si ascoltano voci completamente discordanti e credo che ci voglia unitarietà di intenti anche da parte delle altre agenzie educative che vengono incontrarci con questi bambini quindi parli anche magari delle attività extra scolastiche sicilia se a scuola si insegna per esempio che si gioca con tutti s'insegna si fa capire dal bambino che si gioca con tutti e che si gioca per divertire e cerchi una volta vince una buona una volta vince quell'altro che devono giocare tutti che bisogna cogliere specialmente quelli che sono più timorosi lanciare nel gruppo no e poi invece per esempio non trova in una squadra di calcio sei un bambino sente dire che importante vincere a qualsiasi costo qualche interrogativo suppone i bambini invece quali intenti che sia la componente irrinunciabile per la maturazione del bambino a scuola io penso che sia proprio l'unione tra tra scuola la famiglia e e anche gli educatori che fanno parte di altre agenzie vengono a trovarci con in contatto con il bambino la parrocchia per esempio altri gruppi quindi cercare di mantenere una linea comune ci vuole una linea comune solitamente per quanto riguarda i metodi di valutazione qual è stata la tua esperienza quali metodi utilizzati durante la notte dunque io sono partita con una valutazione con i numeri l'anpi capace e nessuno si poneva problema poi sono venute fuori due schede di valutazione dove si descriveva proprio settore per settore e la maturazione del bambino altro destro fatto in quanti mesi per poi sono ritornati i numeri io credo che la valutazione sia un aspetto della sua gruppo tantissimo perché fa parte di un percorso circolare che prevede insegnamento apprendimento e valutazione e anche la valutazione serve a per far maturare bambino e quindi bisogna fare una pensione ora valutare si diceva negli ultimi anni le mie colleghe e dare valori abbiamo davanti la persona mi hanno davanti delle persone bisogna allarmi valori su mille sentire stimata un bambino per poter crescere maturare impegnarsi per imparare e quindi vanno considerati diversi aspetti per esempio vedere da che punto un bambino batte il vedere quali sono i progressi che è estremamente difficile con i numeri per me personalmente certo una voce con il bambino e con la famiglia spiega guarda mai fatto questo percorso c'è stato bravo se migliorato ci sono ancora alcune cose che dovrà migliorare ma siamo qui tutti insieme ce la farà è sicuramente da di fiducia a parole è facile parlare con il bambino una famiglia però con la scheda così fatta di numeri ma secondo me più difficile poi ora specialmente sono tutte valutazioni che vengono fatte online va benissimo però ci vuole un colloquio con transenna che la famiglia anche perché spesso le cose possono essere fraintese ma poi anche perché per curare proprio l'aspetto formativo della crescita del bambino ci vuole proprio il contatto e quindi si può parlare insieme di questo un aspetto importantissimo secondo me per far maturare il bambino in auto valutazione e l'autovalutazione da portare avanti addirittura spesso addirittura a fine di ogni lavoro da compiere un esercizio a ciascun bambino di dire se riuscisse la tappa era facile nella difficile sei riuscita impegnati sei riuscita a collaborare con i compagni ecco tutte queste cose qui aiutano il bimbo ha maturato durante l'anno come quali metodi utilizzati per la valutazione alla fine ti con i tanti dati che tramite verifiche interrogazioni quali metodi music italy sì però la verifica un c c'erano le verifiche programmate e quelli che devono essere fatte ogni tanto si faceva così sprint e va bene il bambino prendeva attori di come erano andate le cose però per esempio sull'elaborato scritto stavamo attenti a non mettere mai un giudizio si può dire per esempio ottimo lavoro un buon lavoro ma mai un giudizio sulla persona sul bambino perché può essere un bambino g anche quello che ti fa una semplice stile da semplicità ginetta magari ci tanto qualche giorni eppure per lui può essere una conquista grossa no quindi cercare di non esprimere giudizi sulla persona ma valutare appunto il tipo di lavoro che è stato fatto qual è un ricordo che custodisce in maniera particolare sulla sua carriera da cantante ce ne sono tantissimi e una cosa che ricordo un bambino a cui dunque noi stavamo lavorando sul testo e avevamo sperimentato alcune tecniche per arricchire le capacità espressive bambini o no è però ma poi s'andava a produrre dei lavorati io genere giravo guardavo sentivo se qualcuno aveva bisogno di un consiglio non aiuto e ricorda un bambino che vide che giravano no no no io mio cane da me lo so so da me che cosa metterci e quando poi io sono andata a legge del testo aveva fatto meraviglioso ci aveva messo proprio quello che poi restituita ma hanno dato molta soddisfazione per l'anno di quelli per che studiano e molto prima

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Il video, della durata di 18 minuti ha per oggetto l’intervista alla maestra Morelli, pensionata dal 2010, che ha trascorso ben 40 anni nel mondo scolastico. Entrata immediatamente dopo aver frequentato le scuole Magistrali, afferma:  “le competenze le ho maturare in itinere con corsi di aggiornamento sulla didattica, la vera formazione l’ho fatta sul campo”. Le prime esperienze sono legate alle supplenze in scuole di campagna, poi nei dintorni di Lucca, Val di Lima ed infine Ponte a Moriano dove è stata 25 anni. 

All’intervistata viene chiesta la sua opinione sulla “Scuola senza zaino”, un modello di scuola nato nel 2002, partito proprio da Lucca che coinvolge attualmente oltre 50 istituti comprensivi in Toscana e in altre Regioni. Il modello “Senza Zaino” elimina concretamente questo oggetto: alcuni studiosi ritengono infatti che lo zaino rimandi ad un’idea di inospitalità, in contrasto con quello che la scuola si propone di essere. Il modello si fonda su tre valori fondamentali: ospitalità, responsabilità e comunità, ispirandosi, allo stesso tempo, al Global Curriculum Approach, un curricolo che intende promuovere una formazione unitaria della persona. Le scuole che vi aderiscono presentano, a prima vista, una disposizione spaziale completamente differente rispetto a quella tradizionale, mostrando aree di lavoro adibite a vari tipi di attività (Orsi 2016;  Giovannini 2014). L’insegnante chiarisce di condividere questo metodo ma di non essersi mai approcciata ad esso nella pratica spiegandone i motivi:

“Lo condivido ma non sono mai entrata nella scuola senza zaino perché è necessario che ci sia una collaborazione stretta tra insegnati del team, una condivisione completa,  non si può portare avanti un'esperienza di scuola senza zaino senza crederci fino in fondo però è una scuola valida perché ha raccolto tutte le buone pratiche che erano già state sperimentate nella scuola rivedendole con le esigenze dei libri di oggi”.

Uno spazio viene dedicato anche all’importanza dell’insegnante di sostegno, figura innovativa introdotta con la L. 517 del 1977 (Morandini 2020):

"Ho avuto modo di seguire dei ragazzi in difficoltà in incontri privati a casa perché a quei tempi non c’era l’insegnante di sostegno o il dividere in gruppi per vedere di seguire quelli più bisognosi e in quelle occasioni ho riflettuto molto per trovare i tempi e modi per seguirli in modo individualizzato anche all'interno di una classe numerosa".

L’intervistata passa poi a raccontare le sue prime esperienze con il tempo pieno , “la scuola che veniva richiesta dai genitori magari in realtà dove c'erano industrie”,  un modello che ha sempre apprezzato e ritenuto valido, un modello con una lunga storia che risale agli anni ‘60 quando si ebbe una rapida evoluzione del vecchio doposcuola, spesso gestito dai patronati scolastici in funzione meramente assistenziale, che passò sperimentalmente ad attività integrative pomeridiane (Pomante, 2019). La legge 820 del 1971 consolidò quella sperimentazione passandola ad ordinamento e prevedendo che “le attività integrative della scuola elementare, nonché gli insegnamenti speciali, con lo scopo di contribuire all’arricchimento della formazione dell’alunno e all’avvio della realizzazione della scuola a tempo pieno, saranno svolti in ore aggiuntive a quelle costituenti il normale orario scolastico, con specifico compito, da insegnanti elementari di ruolo".

La testimonianza termina con un ricordo che la maestra custodisce in modo particolare:

“dunque noi stavamo lavorando sul testo e avevamo sperimentato alcune tecniche per arricchire le capacità espressive dei bambini, io in genere giravo, guardavo sentivo se qualcuno aveva bisogno di un consiglio e ricordo un bambino disse: -no no faccio da me, lo so so da me che cosa metterci-. Quando poi  sono andata a leggere il suo testo aveva fatto un qualcosa di meraviglioso, i bimbi di quell’anno mi hanno dato molta soddisfazione”.

 

Fonti

Fonti bibliografiche:

G. Bandini, S. Oliviero, Public History of Education: riflessioni, testimonianze, esperienze, Firenze, Firenze University Press, 2019.

M. Galfrè, Tutti a scuola! L'istruzione nell'Italia del Novecento, Roma, Carocci, 2017.

V. Giovannini, Il contributo dell'esperienza delle scuole Senza Zaino all'innovazione della scuola di base. Scuola democratica, 2014, 3: 681-688.

M.C Morandini, Dall'esclusione all'integrazione: i disabili nel sistema formativo italiano tra Otto e Novecento, in Inclusione e promozione sociale nel sistema formativo italiano dall’Unità ad oggi a cura di A. Ascenzi e R. Sani, Milano, FrancoAngeli, 2020

L. Pomante, La scuola elementare italiana e il Sessantotto: alcune riflessioni storiografiche, in History of Education and Children's Literature, XIV, 1, 2019

S. Santamaita, Storia della scuola: dalla scuola al sistema formativo, Milano, Pearson, 2021.

M. Orsi,  A scuola senza zaino:  Il metodo del curricolo globale per una didattica innovativa. Edizioni Centro Studi Erickson, 2016.

M. Orsi, Il modello Senza Zaino. Responsabilità, ospitalità, comunità: tre valori in pratica. Scuola democratica, 2014, 3: 665-674.

 

Riferimenti nomativi

LEGGE 24 settembre 1971, n. 820 Norme sull'ordinamento della scuola elementare e sulla immissione in ruolo degli insegnanti della scuola elementare e della scuola materna statale. (GU Serie Generale n.261 del 14-10-1971)

Legge 4 agosto 1977, n. 517, Norme sulla valutazione degli alunni e sull'abolizione degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell'ordinamento scolastico

 

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