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Tra pluriclassi e metodologie scolastiche: le memorie della maestra Lazzareschi

Editore:
Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letteratura e Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze
Luogo di pubblicazione:
Via Laura, n. 48, 50121, Firenze (Italia)
Codice ISSN:
2785-440X
Autore della scheda:
DOI:
10.53221/623
Scheda compilata da:
MONICA DATI
Pubblicato il:
19/10/2021
Nome e cognome dell'intervistatore:
Giulia Matteelli
Nome e cognome dell'intervistato:
MARIA GRAZIA LAZZARESCHI
Anno di presa di servizio dell'intervistato:
1974
Categoria dell'intervistato:
Insegnante
Livello scolastico:
Scuola primaria
Categoria professionale dell'intervistato:
Insegnante scuola elementare
Data di registrazione dell'intervista:
3 febbraio 2020
Regione:
Toscana

[Musica] siamo in presenza della maestra maria grazia lazzareschi la palla insegnato per 40 anni ed è entrata di ruolo nel 1974 ed è andata in pensione nel 2006 la prima domanda che vorrei farle è quali sono state le motivazioni che l'hanno portata a scegliere questo mestiere e quale è stato il suo percorso di studi dunque le motivazioni per cui o scienze allora questo percorso di studi fu anche un pochino diciamo parte per gli anni miei perché forse dei magistrati erano un po l'indirizzo tipico per una donna comunque non mi sono mai pentita perché poi il lavoro mi è piaciuto veramente è il mio percorso di studi è stato molto regolare elementari medie e i quattro anni dell'istituto magistrale superati e quindi così quindi nel suo percorso di studio alle magistrali quali erano le discipline che si studiavano e sea racconto imploso un tirocinio un innesto delle materie che si studiavano sono quelle penso che anche studiano oggi quindi le classiche italiano la di non solo geografia filosofia psicologia molta pedagogia educazione fisica musica sia la parte teorica che pratica e quindi questa erano le materie che si studiavano il tirocinio cela però probabilmente in quegli anni non si dava tanta importanza come forse sarebbe dovuto esserci e quindi siamo andati qualche volta insieme all'insegnante di pedagogia a fare tirocinio ma non molto molto prima di entrare di ruolo ha fatto delle supplenze o ha trovato subito lavoro sia dovuto a spostare molto ha trovato lavoro subito vicino ovunque appena mi diplomai l'anno dopo ci fu subito il concorso perché allora fortunatamente c'era ogni due anni quindi l'anno che mi libro mein ho mai subito l'anno dopo cielo detti è praticamente sub lo supera i però non ebbi con il punteggio è tale da porre entrare subito di roma fuori scritta nella graduatoria provinciale permanente che ogni due anni veniva aggiornata per cui noi facevamo non so proprio dopo scuola perché ci serviva poi come punteggio perché dopo due anni e cominciai anche a fare le supplenze perché addirittura se facevamo un anno di supplenze quindi 180 giorni avevamo un punteggio che potevamo aggiungere e fu così che poi nel 1974 mi chiamarono di ruolo perché no detti anche un altro concorso veramente che studia e molto insieme una mia amica e anche quello mi è servito possono entrata di ruolo nel 1974 il primo il primo anno sui molto lontane di una serie su in altissima garfagnana praticamente un paese che non avevo mai sentito al momento ares e il mezzana quindi proprio penso che neanche oggi si conosco dove fra l'altro mi trovai molto bene e comunque ti dirò che era un paese in alta montagna però siccome eravamo due insegnanti non mi è mai servito come il punteggio elo non era di montagna perché per essere di montagna doveva essere scuola unica e invece eravamo in due mentre paesini vicino a casa nostra tipo tofoli o sant'andrea erano di montagna perché era c'era un'unica insegnate quella è la muffa comunque mi trovai benissimo l'anno dopo andare dalla mia sede fu benaglio però poter scelto e si poteva scegliere l'assegnazione provvisoria e quindi cominciai nel capannorese non mi sono più allontanata bene ap ha parlato di concorso come come si è preparato e in cosa consisteva dovuto in una prova scritta con il sistema in una prova scritta dopo il primo anno sinceramente non mi preparai molto perché ritenevo di essere abbastanza fresca di studi mentre ho studiato molto per il secondo per secondo concorso insieme a una mia amica che in che cosa consisteva in una prova scritta di italiano quindi di pedagogia e una prova orale che dovevamo portare degli autori pedagogia eccetera e quindi si è studiato molto e forse guarda forse più cose che per l'esame di maturità perché lì bisognava insomma doveva entrare la maturità si prendeva lì c'era il lavoro e quindi si è un esame tosto e il suo primo periodo da maestra come ha detto era molto lontana da casa si ricorda un aneddoto del primo giorno in cui è entrata nella classe o dunque del primo periodo primo impatto era stato un po diciamo scioccante prima di tutto perché per una che entra di ruolo che non sa se avevo fatto un po diciamo perché avevo fatto le supplenze avevo fatto il doposcuola quindi non era la prima volta però insomma li era tutta un'altra cosa e mi sono trovata davanti alunni di terza quarta e quinta quindi una pluriclasse e mi sono veramente sentita cioè in difficoltà però devo dire che l'altra collega anna maria che ricorda ancora con tanta proprio simpatia fu tanto brava perché glielo dissi barda insomma prima volta no ma non ti preoccupare è veramente è stato un anno invece che ricordo con tanta nostalgia anche se fatica perché devo prendere il treno la macchina insomma fumo faticoso ma bello ecco il paese a sperduto e sperduto line altissima garfagnana ma anche ragazzi e non in gamba perché poi tutto sommato in questi paesini poi si parla del 1974 quindi 46 anni fa era tutto un altro mondo è per te no e stata un'esperienza che ricordo anche il viaggio in treno amicizie bello bello e a proposito di di classi ha parlato di pluriclasse come ha visto il cambiamento di di come erano formate le classi della formazione del classico me ha visto come sono cambiate nel tempo a parlare di pluriclasse altre classi che ha visto erano tutti uguali dunque dopo l'esperienza di questa politica non ne ho avute perché come ho detto l'altro sede sarebbe stata ben abio quindi probabilmente anche di forse poteva essere una politica che era un paesino anche quello abbastanza piccolo però che è chiedendo la assegnazione provvisoria benni a san ginese di compito quindi già un paese insomma quindi come esperienze di pluriclasse non ne ho più avuto ho avuto sempre classi monoclasse quindi più o meno numerose ma sempre classi unitesi perfetto avuto classi in cui erano presenti alunni con disabilità alunni stranieri dunque con disabilità si stranieri solo gli ultimi anni perché forse quando all'inizio non ce n'erano proprio gli stranieri no anche l'immigrazione non non era ancora a questi livelli avevo avuto dei bimbi diciamo ora ultimamente si marocchini però nati in italia quindi tra chi si fonda generalizio è così stranieri tra virgolette musulmani non facevano le 10 come giustamente ma niente di problemi no assolutamente disabili tarsi e anzi ti dirò che man mano che il tempo è andato avanti se ne trovava sempre di più i bimbi con difficoltà è anche se non certificati ma con tanti edifici o di aprile ogni comportamento veramente si più sugli ultimi anni quali materia insegnato comunque quando sono entrata sia insegnava tutto perché eravamo ma è insegnanti uniche quindi facili tutte le materie da italiano matematica poi dopo invece è venuto con i decreti delegati le due le tre insegnanti su 22 tre insegnanti su due grassi e quindi allora io quasi diciamo quasi sempre insegnato le materie letterarie cioè italiano storia educazione all'immagine solo due anni una scuola a tempo pieno ha fatto matematica scienze cioè la parte scientifica però poi ecco ho sempre quasi fatto alle materie letterarie quali materiali e strumenti didattici utilizzava nelle sue classi ha utilizzato qualche tipo di tecnologia dunque all'inizio no nella tecnologia non c'è sinceramente dovevamo fare non c'erano nemmeno le fotocopiatrici quindi ma questo era un bene perché i ragazzi almeno scrivevano insomma detta di eccetera sull'ultimo il computer il computer l'avevamo in classe non abbiamo io non ho mai usato fino a che ho insegnato nel 2006 anche qui a camigliano non c'erano le no solo compiute il computer e mi ha accusato tanto se quello sì abbiamo fatto dei corsi anche quindi è stato comunque un utile strumento didattico ai ragazzi piace voluto sì sì ma anche perché è la materia di insegnamento diciamo computer quindi si facevano proprio avevamo due oli ora non mi ricordo nemmeno due ore a settimana di computers i quali se secondo lei sono le strategie che un insegnante dovrebbe seguire per conquistare i propri allievi e quali metodi ha utilizzato per conquistare i suoi allievi e come li ha cambiati nel corso del tempo quali sono le strategie dunque direi che vere e proprie non ce ne sono perché poi i ragazzi sono uno diverso dall'altro l'unica strategia è quella di cercare di capirli di ottenere il massimo nelle loro possibilità perché non è che verrà tutti non tutti partono allo stesso livello non tutti arriveranno allo stesso livello ma ecco molto diciamo come ti posso dire valorizzare ecco valorizzare quelle che sono le loro capacità indipendentemente da quelle che sono perché ognuna questo bagaglio e deve essere sfruttato al massimo strategie molto dialogo attenzione mai diciamo e anche tantissima gratificazione perché i ragazzi vanno gratificati inutile anche quando sbagliano magari non mai dirmi hai sbagliato mag riproviamoci vediamo forse non è fatto come dovevi perché io do sempre ho detto così la scuola è già per loro un lavoro ecco cerchiamo di rendere glielo meno pesante possibile e diavoli cioè gratifichiamo riecco anche se fanno poco apprezziamo lo perché solo così si sentono sicuri tranquilli e ti danno anche fiducia loro e loro la danno a noi quindi una relazione educativa basata molto sul sul dialogo e avrà potuto aspetto per carità però è così dialogo comprensione e soprattutto chi ha tanto bisogno bisogna proprio essere liberamente attenti attenti perché è un'età difficile e non è facile perché poi ragazzi sono tanti magari 25 26 perché si arriva a questi numeri è perché agli ultimi anni che ho insegnato erano 26 con un handicap e quindi è difficile veramente ascoltare tutti e bisogna darci da fare con i nostri limiti però quello è l'invenzione vedere di capire al massimo tutti e soprattutto e valorizzarli anche per sé fanno poco ma se quel poco è quello che possono dare va valorizzato e per quanto riguarda il rapporto con le colleghe stato buono collaborativo di confrontava te senti ascolta sembra quasi che ti dica una cosa incredibile ma mi sono sempre trovata bene non so se anche per merito mio che no ho sempre anche cercato insomma la collaborazione ma poi sull'ultimo negli ultimi anni veramente ho avuto delle colleghe eccezionali con le quali continua ancora a frequentarci andare a fare decine insieme colazione insieme per c'è stata veramente e anche quando sono arrivato in una sede nuova cioè ci sono arrivata con umiltà ho chiesto fa non mi sono mai presa l'arroganza di dire io a questi anni che insegno no assolutamente e ti dico ha avuto sempre con le green gamba e collaborerò sempre collaborato mi ricordo di tutte con piacere viene anche quelle con cui o meno ma io ho sempre trovato qualcosa di positivo e con il carattere che ha letto e con i dirigenti scolastici oddio rapporti veri e propri cycle dirigente se ti comporti bene una cosa e l'altra non hai nessuna difficoltà gli ultimi anni poi qui ha fra l'altro dirigente non ha neanche una mia ex compagna di classe quindi c'era anche un rapporto di amicizia però insomma quando hai fatto il tuo dovere non crei problemi per caso io non ho mai avuto problemi con i dirigenti assolutamente anche se ne abbiamo cambiati molti perché così in mano veramente problema è cosa mi sa dire della relazione con i genitori che tipo di approccio abuso e come si ponevano i genitori nei confronti degli insegnanti ha notato dei cambiamenti dunque ascolta diciamo che guida i cambiamenti ci sono stati quindi nei primi anni il genitore era molto collaborativo non ti vedeva anzi ti vedeva come una che aiutava i ragazzi poi l'ho visto che man mano che abbassato il tempo e anche degli ultimi anni i rapporti sono veramente diversi sono diventati più non lo so perché dire non te lo saprei neanche dire che aggettivo usare però la collaborazione cioè sono molto più erano molto più quasi diffidenti non sono arroganti a volte e questo si rifletteva a volte anche sul sui ragazzi perché se a casate insomma non ha e non fai vedere che hai un buono ma non un po rapporto personale cioè non hai una una buona non ha fiducia un con gli insegnanti anche i bimbi sono meno disponibili non lo so ascolta dopo che sono andata in pensione dei miei colleghi mi hanno detto che i rapporti sono anche diventati più difficili di questo non te lo posso dire però nel cun diciamo che col passare del tempo i rapporti con i genitori si sono sempre fatti più difficili quello sì però niente di a me non è mai successo niente di particolare però a volte insomma si espone v che era il bimbo aveva dei problemi ed io il problema cominciava ad essere l'insegnante non tanto il bimbo perché c'è questa da parte del censo maio ma penso ancora c'era da parte dei genitori che il ragazzo il bimbo non doveva avere problemi aveva sempre ragione lui cioè tra l'insegnante guarda quando deve dire che un bimbo ha dei problemi credi non è facile non è una cosa che bisogna legge ecco cerchi sempre perché anche perché pensi che potrebbe anche essere appunto colpa tua nel senso che non l'hai capito non sei stata all'altezza quindi non è facile dire un genitore guardi non so penso che il bimbo potrebbe aver bisogno di e quindi insomma e li vedevi proprio che ecco questo è successo a me e alle mie colleghe che detto che un ragazzo bimbo dei problemi è stato cambiato di scuola questa è stata la risposta quindi vedi subito come si alza questo mood quale non lo dici a cuore leggero appunto che il bimbo ha dei problemi è stato cambiato problemi si cambia mai insegnanti è succede purtroppo si e le varie legislazioni hanno portato dei cambiamenti nel modo di far di far scuola e come li ha vissuti sì diciamo che i cambiamenti ce ne sono stati tanti in questi 40 anni perché anzi ogni a ogni cambio di governo c'è un ministro della pubblica istruzione che deve lasciare un segno e quindi deve cambiare per forza qualcosa diciamo che non nove volte su dieci il cambio sempre stato in negativo cioè peggiorativo perché poi tutto sommato tu devi insegnare a leggere scrivere e invece poi si è aggiunta tanta burocrazia tante corsi e ricorsi che poi magari e poi magari non ti aiutava non è anche a quella che poi nella didattica vera e propria ai problemi veri e propri in classe poi rientrati in classe ti ritrovavi sola con i tuoi problemi quindi tantissimi cambiamenti ci sono stati perché dal giudizio presente perché no dal voto poi si tornò al giudizio poi si ritorna al voto perché perché proprio questa dice no mai giudizio non va bene quindi ora ci sono io come il ministro della pubblica istruzione vi facciamo il voto si ritorna al mondo poi la scheda cambiata due o tre volte la scheda sì però ecco cose che poi al fine della didattica non davano niente assolutamente porti vieri sola cosa farete magari dei corsi personali o aprire libri studiare confrontarti con le colleghe ma che come fai a questo problema o questo bimbo te come faresti molto conta proprio anche il dialogo e la collaborazione fra gli insegnanti perché magari c'è quella che ha provato una cosa ma quando ho fatto questo provo anch'io perché altrimenti per legge no non c'è niente che ti possa rientrare vedo anche ora questi cambiamenti dell'esame di maturità no che ognuno che cambia ma se no studi insomma è così si tratta di cambiamenti nella fase nella sua carriera ha frequentato corsi di formazione aggiornamento li ha reputati utili ai fini del suo lavoro corsi ne abbiamo fatti tanti perché in molti erano anche obbligatori alcuni li abbiamo fatti anche personalmente sì diciamo che ci sono stati dei corsi che ci sono serviti sinceramente altri hanno lasciato il tempo che hanno trovato però molti sì sì ci hanno aiutato a capire per esempio anche ragazzino dei problemi anche su quei bimbi difficili come approcciarsi sì ne abbiamo fatti sia obbligatori che ci servivano alla proprio obbligatoria e ora ore di aggiornamento ecco noi avevamo come le ore non so 20 più quattro disegni avevamo le aule ore di oggi giorno appunto e poi come tutti i corsi da qualcuno è veramente è stato utile altri insomma un po aria fritta e un corso che un corso di formazione un aggiornamento che si ricorda è che diciamolo ha portato all'interno della sua classe come capito quello che vuoi dire se ci sono stati dei corsi proprio da diciamo con per la didattica che quindi magari ci sono serviti per insegnare anche allenta scrivere quindi a metodi particolari è capito se ci sono stati noi comunque poi ti dico la verità che vuole mie colleghe si tornava in classe e rifacevamo tante cose che ritenevamo cioè che sulla nostra esperienza ci erano sembrati utili ecco però no no no corsi anche di matematica li ho fatti perché poi non è detto che noi eravamo se veniva cioè facevi la quinta e dopo dove di prenderla prima niente vedeva che anche il dirigente dicesse quest'anno le ai fan matematica quindi faceva ma anche corsi di matematica ecco per matematica forse si erano anche abbastanza utili certi corsi per approcciarsi ai nuovi metodi più che forse della lingua italiana per una curiosità per la lingua italiana quale emerso utilizzava per insegnare da leggere e scrivere perché io sia entrata diciamo che era molto di moda in modo globale io non l'ho mai fatto perché forse no non mi riusciva non lo so non lo trovava e quindi ho sempre fatto il metodo sillabico no quindi si presentava la facevamo con la mia con la mia collega diciamo in parallelo no quelle che faceva aprile altre prime si strutturava insieme dei cartelloni con proprio tanti disegni e si cominciava con vado bone o delle paroline abbiamo sempre presentato sempre lì anche vedo che ora invece non lo fanno più quindi probabilmente sarà meglio non lo so anche i tre caratteri noi preferiamo lo stampato lo stampato piccole il corsivo il core singolo lasciavamo però molto libero perché così è difficile quindi che non riusciva poi l'avrebbe fatto con un secondo tempo più per venire e però era un fonico sillabico e il secondo me era un metodo che aiutava cioè i bravi quelli bravi diciamo fra virgolette non hanno problemi qualsiasi cosa ma quelli che hanno più difficoltà anno avevamo notato che quello era il metodo che arrivavano ecco ce la facevano mentre col globale mi sembrava un po provato un anno sinceramente ma che aveva difficoltà o non sono stata io in grado di insegnarlo perché anche questo ma detto e ho visto che hanno molto hanno avuto più difficoltà una volta fatto questo fonico sillabico ho visto che tutti e insomma chi prima chi dopo però arriva la sono hanno imparato a lei scritte con soddisfazione ma lo si arrivava a natale insomma si legge i vasi veramente una grossa soddisfazione è crollato ti devo dire che io queste altre due vivo leghe abbiamo fatto per tantissimi anni sempre soltanto prima e seconda quindi avevamo ormai una specializzazione in prima e seconda ma e l'altro gruppo le altre insegnanti facevano terze quarte e quinte la ringrazio ancora una volta del tempo che mi ha dedicato e della sua disponibilità a rispondere a queste domande s'eleva può aggiungere un pensiero un consiglio da dare alle future insegnanti una situazione per chiudere questa interessante intervista consiglio ascolta il consiglio e che penso che è un mestiere che da tantissime soddisfazioni perché poi lavorare con i bimbi che che si dica è sempre è è bello però è anche tanto difficile difficile perché ogni volta hai davanti 20 ragazzi diversi quindi praticamente un po come una mamma che habana può avere tanti bimbi ma sono uno diverso dal lato quindi anche tanto difficile però se riesci quando arrivi in fondo a vedere dei risultati soprattutto con i bimbi con più difficoltà è una soddisfazione quindi è un lavoro che ti dico fatelo perché è bello è difficile faticoso forse anche ora con i rapporti con i genitori che sento dire si fanno sempre più difficili però il rapporto con i ragazzi è bello e ti danno veramente tanto quindi difficile ma bello fatelo

Scarica trascrizione

 

Il video (durata  27:26 minuti, https://www.youtube.com/watch?v=N61VM86ylrU) ha per oggetto la storia professionale della maestra Lazzareschi entrata di ruolo nella scuola elementare nel 1974 lavorando in lucchesia per circa 40 anni.  Significativa la testimonianza sulle motivazioni che l’hanno spinta alla professione docente:

"Questo percorso di studi fu anche un pochino diciamo parte degli anni miei perché forse le magistrali erano un po’ l'indirizzo tipico per una donna. Comunque non mi sono mai pentita perché poi il lavoro mi è piaciuto veramente e il mio percorso di studi è stato molto regolare, Elementari, Medie e i quattro anni dell'Istituto Magistrale superati".

Parole indicative di quanto l’insegnamento fosse considerato un impiego indicato soprattutto per le donne in quanto lavoro di cura e “proiezione pubblica della madre” (Pescarolo, 2020), conciliabile con le attività domestiche e con una retribuzione ritenuta adeguata per una donna. Altrettanto significativa l’esperienza che la docente ha maturato nelle pluriclassi. In Italia la scuola si è fatta carico, nel corso del tempo, dell'alfabetizzazione culturale anche delle comunità montane o rurali, decentrate rispetto alle grandi vie di comunicazione. Ciò ha originato esperienze didattiche specifiche - le pluriclassi - che in molti casi si sono dimostrate fondamentali per la conservazione e l'evoluzione dell'identità culturale del territorio, con importanti ricadute sociali e produttive (Cerri, 2010; Pruneri, 2016):

"Mi sono trovata davanti alunni di terza quarta e quinta quindi una pluriclasse e mi sono veramente sentita cioè in difficoltà,  però devo dire che l'altra collega Annamaria che ricordo ancora con  simpatia fu tanto brava perché glielo dissi che insomma era la prima volta. E’ stato un anno che ricordo con tanta nostalgia anche se fatica perché dovevo prendere il treno e la macchina insomma fu molto faticoso ma bello ecco. Il paese era sperduto in altissima Garfagnana ma anche i ragazzi erano in gamba perché poi tutto sommato in questi paesini  (si parla del 1974 quindi 46 anni fa) era tutto un altro mondo è per me è stata un'esperienza che ricordo con piacere, anche il viaggio in treno e le nuove amicizie".

Nelle parole della docente si fa riferimento anche alle numerose esperienze prima dell’entrata in ruolo. Un ricordo che testimonia quanto la mobilità abbia accompagnato il ruolo di insegnante precario tanto da essere un tratto distintivo della professione e un iter quasi obbligato per gli aspiranti docenti in attesa del ruolo proprio come sottolineato dal volume In cattedra con la valigia: Gli insegnanti tra stabilizzazione e mobilità (Colucci & Gallo, 2017).

Nell’intervista si affrontano altri temi importanti come le metodologie scolastiche, con una lunga riflessione sulla didattica della lettura e il confronto tra metodo globale e fono-sillabico. L’insegnante racconta di essere entrata a scuola negli anni ’70 quando  in Italia venne abbandonato il classico metodo alfabetico (o fonetico) e si diffusero altri modi “innovativi” per insegnare a leggere, equivalenti del metodo Whole Word degli Stati Uniti: in italiano hanno avuto e continuano ad avere molti nomi e varianti, come metodo globale, visivo, ideo-visivo, naturale, misto etc., ma essenzialmente in tutti si tratta di cominciare a imparare a leggere con un approccio visivo e non fonetico alla lettura, considerando le parole tutte intere, insegnando a memorizzarle e riconoscerle come immagini visive. L’insegnante afferma di aver continuato ad utilizzare il metodo fono-sillabico, ritenuto a suo avviso più efficace per la lettura, esso si basa infatti sulla decodifica del grafema e la sua associazione con il rispettivo fonema.  Oggi il metodo globale non viene quasi più utilizzato dagli insegnanti italiani, ma spesso sono utilizzate metodologie miste che basano l’insegnamento della lettura su elementi provenienti sia dal metodo globale sia da quello fono-sillabico. 

L’intervista termina con un elogio della professione e un invito ad affrontarla con entusiasmo e fiducia  nonostante le avversità:

"E' un mestiere che dà tantissime soddisfazioni perché poi lavorare con i bimbi che si dica è sempre bello però è anche tanto difficile, difficile perché ogni volta hai davanti venti ragazzi diversi quindi praticamente è  un po’ come una mamma che può avere tanti bimbi ma sono uno diverso dall’altro, però quando arrivi in fondo e riesci a vedere dei risultati soprattutto con i bimbi con più difficoltà è una soddisfazione. Per questo è un lavoro che ti dico fatelo perché è bello, è difficile e faticoso forse anche ora con i rapporti con i genitori che sento dire si fanno sempre più difficili però il rapporto con i ragazzi è bello e ti danno veramente tanto quindi difficile ma bello fatelo!"

 

 

 

Fonti

Fonti bibliografiche:

G. Bandini, S. Oliviero, Public History of Education: riflessioni, testimonianze, esperienze, Firenze, Firenze University Press, 2019.

P. Causarano, Riforme senza storia. Insegnanti di storia e reclutamento professionale nella scuola italiana all’inizio del millennio, «Italia contemporanea», vol. 286, 2018, pp. 239-256.

R. Cerri, Quando il territorio fa scuola. Milano, FrancoAngeli, 2010

M. Colucci, Gallo S., In cattedra con la valigia: Gli insegnanti tra stabilizzazione e mobilità. Roma, Donzelli Editore, 2017.

M. Galfrè, Tutti a scuola! L'istruzione nell'Italia del Novecento, Roma, Carocci, 2017.

D. Ianes, L'evoluzione dell'insegnante di sostegno. Verso una didattica inclusiva, Trento,  Edizioni Centro Studi Erickson, 2015

F. Pruneri, Pluriclassi, scuole rurali, scuole a ciclo unico dall’Unità d’Italia al 1948. Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, (34, 2), 2018).

L. Ventriglia, Come insegnare a leggere ai bambini. Presentazione di una metodologia. Form@ re, 2016 16(2).

 

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