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Le maestre d'Italia

Editore:
EDUCatt – Ente per il diritto allo studio universitario dell’Università Cattolica
Luogo di pubblicazione:
Largo Gemelli, n. 1, 20123, Milano (Italia)
Codice ISSN:
2785-3209
Autore della scheda:
DOI:
10.53164/1533
Scheda compilata da:
Giulia Gadolini
Pubblicato il:
28/03/2022
Tipologia:
Paese di produzione:
Italia
Casa di produzione:
RAI
Data di produzione:
2015
Articolazione:
Unica
Reperibilità/accessibilità:
STREAMING
https://www.raiplay.it/video/2015/02/Il-tempo-e-la-Storia-Maestre-d-Italia-del-24022015-84b9fdf0-fa84-44a2-a1a4-ee2bc28dc6d6.html
Sinossi:

Il documentario intende ricostruire il fondamentale ruolo svolto dalle maestre per la formazione degli italiani nell’arco dei 150 anni della nostra storia nazionale, dalla metà dell’Ottocento all’inizio del XXI secolo.

Vengono anzitutto rievocati tre passaggi normativi: la Legge Casati del 1859, estesa, dopo l’Unità d’Italia, a tutto il territorio nazionale; la Riforma Gentile del 1923, che introdusse l’Istituto Magistrale per la formazione dei maestri; la Riforma Moratti del 2003, che sostituì la denominazione di scuola elementare con quella di scuola primaria.

Successivamente, si mostrano alcune scene dello sceneggiato televisivo Cuore (Comencini, 1984) per presentare la figura accogliente della “maestrina dalla penna rossa”, interpretata da Giuliana De Sio.

Il conduttore, Massimo Bernardini, intervista la storica Simonetta Soldani, la quale spiega che alla fine del XIX secolo le maestre donne avrebbero dovuto, teoricamente, insegnare soltanto alle bambine.

Sono, in seguito, citate le parole della scrittrice Matilde Serao (Alla scuola, 1882), che esprimono le aspettative, le speranze della sua condizione di studentessa magistrale per il periodo di tirocinio con i bambini. La professoressa Soldani sottolinea l’importanza del tirocinio per le maestre, anche se chiarisce che la maggior parte di esse, alla fine dell’Ottocento, studiava da privatista e non svolgeva il tirocinio.  

Dopo aver richiamato altre scrittici, come Carolina Invernizio e Ada Negri che, al pari della Serao, furono maestre, si passa a considerare la battaglia ingaggiata dalle insegnanti donne tra Otto e Novecento per ottenere la parità di salario rispetto ai colleghi uomini ed il diritto di voto.

Viene poi citata la legge Daneo-Credaro del 1911, che, stabilendo l’avocazione della maggior parte delle scuole elementari italiane allo Stato, fece sì che le maestre diventassero dipendenti statali e non più comunali.

In seguito, si rileva che, con l’avvento del fascismo, l’universo magistrale femminile vide affermarsi diverse posizioni: ci fu chi rimase neutrale rispetto all’ideologia del regime, chi vi aderì e chi arrivò a partecipare alla lotta partigiana.

Per il periodo compreso tra gli anni Venti e il secondo dopoguerra, si porta l’esempio di Maria Maltoni. Maestra rurale dal 1920 al 1956, ella insegnò nel comune di Impruneta, vicino a Firenze, e, seguace di Giuseppe Lombardo Radice, impostò una didattica basata sull’esperienza concreta del bambino, ricorrendo anche alla scrittura diaristica e al disegno.

A proposito degli anni Sessanta, si richiamano il fenomeno migratorio e la conseguente accentuazione delle differenze tra Nord e Sud d’Italia. Si fa poi riferimento alla funzione svolta dalla televisione nella lotta contro l’analfabetismo, grazie all’opera di alcune figure di rilievo, come quella del maestro Alberto Manzi. Lui, come altri conduttori-docenti, erano, però, uomini, una scelta – si osserva – fatta per conferire autorevolezza al ruolo del docente.

Per quel che riguarda la fine del Novecento, si mettono in rilievo le strategie utilizzate dalle maestre per favorire – non solo tramite le parole, ma anche attraverso il disegno, le immagini e i suoni – l’integrazione degli alunni stranieri, sempre più numerosi nelle scuole italiane.

Il documentario si conclude mostrando alcune scene dello sceneggiato televisivo Diario di un maestro di Vittorio De Seta (1973), che racconta la quotidianità delle borgate romane degli anni Settanta, dove molti alunni disertano la scuola per andare al lavoro.

Il documentario mostra la caparbietà e la determinazione con cui le maestre italiane hanno affrontato e svolto i loro compiti educativo-didattici nell’Italia unita, facendo fronte a numerose difficoltà e alla persistenza di uno scarso riconoscimento sociale della loro professione.

Identificatori di grado e eventualmente di ordine scolastico:
Data di trasmissione in televisione:
24 febbraio 2015
Rete televisiva:
Rai 3
Durata:
00:45:00
Regia:
Stefano Chimisso
Ugo Fasciolo
Silvia Pizzetti
Soggetto:
Cosimo Calamini
Sceneggiatura:
Cosimo Calamini
Giorgio Cappozzo
Scenografia:
Francesco Scalzitti

 

Il documentario fa parte del programma Il tempo e la storia.

Fonti

Fonti bibliografiche:

S. Soldani. Maestre d’Italia, Bari, Laterza, 1996.

C. Covato, Un’identità divisa. Diventare maestra in Italia fra Otto e Novecento, Roma, Archivio Guido Izzi, 1996.

A. Ascenzi, Drammi privati e pubbliche virtù. La maestra italiana dell’Ottocento tra narrazione letteraria e cronaca giornalistica, Macerata, EUM, 2012.

C. Ghizzoni, S. Polenghi, L’altra metà della scuola. Educazione e lavoro delle donne tra Otto e Novecento, Milano, EDUCatt, 2016 (ed. origin.: Torino, SEI, 2012).

 

 

 

 

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