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Lapide a Francesco Mestica ad Apiro (1907)

Editore:
EUM – Edizioni Università di Macerata
Luogo di pubblicazione:
Corso della Repubblica, n. 51, 62100, Macerata (Italia)
Codice ISSN:
2785-3098
Autore della scheda:
DOI:
10.53218/1958
Scheda compilata da:
Lucia Paciaroni
Pubblicato il:
30/11/2022
Committenza:
Comune di Apiro
Data di inaugurazione:
1907
Occasione commemorativa e/o celebrativa:
Quarantatreesimo della morte di Francesco Mestica
Materiale:
Marmo
Stato di conservazione:
ottimo

Ubicazione

Indirizzo:

Piazza G. Baldini, 1
62021 Apiro MC
Italia

Marche

Indicizzazione e descrizione semantica

Lingua:
Identificatori cronologici:
1900s
  • Image:
    Lapide a Francesco Mestica ad Apiro (foto di Ermete Mariotti)
  • Image:
    Lapide a Francesco Mestica nella sala consiliare del Comune di Apiro (foto di Ermete Mariotti)
Credits:

@ Ermete Mariotti

Testo dell'iscrizione:
FRANCESCO MESTICA
NATO IN APIRO L'8 DECEMBRE DEL 1809
CON L'ECCELLENZA DELL'ANIMO E DELL'INGEGNO
GIOVINETTO INDIGENTE SI TRASSE DALL'OSCURITÀ
DISCEPOLO DI SE STESSO
MAESTRO DI LETTERE ITALIANE LATINE E FILOSOFIA
IN TEMPI DI SERVAGGIO
EDUCAVA LA GIOVENTÙ AL SAPERE E ALL'ONORE
PER TEMPI DI LIBERTÀ.
PERSEGUITATO DALLA STESSA FORTUNA FUNESTA ALLA PATRIA
DAL GOVERNO PAPALE E DALL'AUSTRIA
DEPOSTO E RELEGATO NELLA TERRA NATIA
MAGNANIMO E FIERO
L'11 FEBBRAIO DEL 1864 IN CAMERINO
FINI LA VITA TRA LE SVENTURE IMMACOLATA
-----------------------------
IL MUNICIPIO
ALL'INSIGNE CITTADINO
QUARANTATRE ANNI DOPO LA MORTE

Collocata nella sala comunale del Municipio di Apiro, in provincia di Macerata, la lapide ricorda il ruolo di educatore di Francesco Mestica ma anche la sua travagliata vita in quanto perseguitato per le sue idee politiche. L'epigrafe ricorda Mestica come un «giovinetto indigente» e discepolo di se stesso» ma anche come «maestro di lettere italiane latine e filosofia» che nella sua esistenza riuscì ad educare i giovani «al sapere e all'onore per tempi di libertà», nonostante fosse stato costretto a trasferirsi in diversi comuni marchigiani in quanto più volte allontanato dalle cattedre che gli erano state assegnate. 
Il Comune di Apiro decise di ricordare la sua opera a quarantatre anni dalla morte, nel 1907. Il suo peregrinare nelle Marche lo portò a Camerino, con l'incarico di professore di filosofia al liceo, di letteratura italiana all'Università e di lingue nella Scuola normale femminile. Morì in questo comune l'11 febbraio 1864, «lasciando larga e indimenticabile memoria della sua rettitudine, delle sue capacità e della sua personalità» (Borioni, 1967, p. 38), tanto che fu sepolto nella cattedrale di Camerino dove vi è una lapide a lui dedicata con la seguente epigrafe: FRANCISCUS MESTICA / NAT. APIRI. PICENT. A. MDCCCVIIII / HIC. GRAVIORUM. DISCIPLINARUM. CURRICULO / IN. LYCEO. MAGNO. CAMERTI. NAVITER. CONFECTO / POLITIORES. LITTERAS. ET. PHILOSOPHIAM / IN. COMPLURIBUS. PICENI. ET. UMBRIAE / CIVITATIBUS. SINGULARI. INGENII. INDUSTRIAEQ. / LAUDE. ET. INVICTO. ADVERSUS. DIUTURNAM / INJURIARUM. MOLEM. ANIMO. PUBLICE. TRADIDIT / OPTIMORUM. STUDIORUM. UBIQUE. AUCTOR / PROBATISSIMISQ. EDITIS. OPERIBUS, INSIGNIS /  QUUM. A. FAUSTA. RERUM. CONVERSIONE / QUAE. IN EJUS. VOTIS. JAMDIU. FUERAT / CAMERINUM. REVOCATUS. DUPLICISQ. MAGISTERII / MUNERE, FUNGENS. DOCTRINA. DILIGENTIA / PRAECLARISQ. VIRTUTIBUS. CUNCTORUM. GRATIAM / BENEVOLENTIAMQ. SIBI. JAM. CONCILIASSET / EXHAUSTIS. ANTEA. AERUMNIS. ADSIDUISQ. / LABORIBUS. FRACTUS. IMMATURE. DIE III. ID FEBR. / A. MDCCCLXIIII. UXORI. FILIIS. FRATRI. AMICIS / BONISQ. OMNIBUS. INGENTI. SUI. DESIDERIO. RELICTO / ORDO. CAMERS / MEMORIAM. VIRI. PRAESTANTISSIMI. BENE. MERENTIS HONORIS. ET. EXEMPLI. CAUSSA. IN POSTEROS / PROROGANDAM. CENSUIT. (Borioni, 1967, pp. 62-63).

 

 

Commemorato

Francesco Mestica

Francesco Mestica nacque ad Apiro, in provincia di Macerata, l’8 dicembre 1809. Si dedicò agli studi letterari ad Apiro e successivamente a Camerino, dove frequentò il corso superiore di retorica. 
A causa delle precarie condizioni familiari, iniziò a dare lezioni private a Chiaravalle e Camerino, dove fu istitutore presso la famiglia Conforti e seguì anche altri giovani nello studio della letteratura italiana e in particolare della Commedia dantesca.
Il suo orientamento politico insospettì i funzionari papali, i quali, nel 1835, lo destituirono dalla cattedra di lettere che nel frattempo gli era stata assegnata nel ginnasio camerinese. Fu costretto a lasciare Camerino e si trasferì a Jesi e poi, nel 1842, a Cingoli. Nel 1843 vinse il concorso a Pesaro per la cattedra di eloquenza nel ginnasio, mantenendo l’incarico fino al 1849 durante il quale esercitò pienamente il ruolo di educatore, affiancando all’insegnamento il compito di riformare le scuole locali.
Nel 1849, ripristinata l’autorità papale a Roma, Mestica fu accusato di essersi esposto politicamente, quindi perse la cattedra e fu costretto a rientrare ad Apiro, pena un anno di lavori forzati in caso di allontanamento. Si trasferì successivamente a San Marino, dove fu nominato professore di eloquenza, «e qui, con rinnovato entusiasmo, riformò la scuola con concetti moderni e più adeguati ai tempi» (Bevilacqua). Nel 1851 fu nominato professore di filosofia morale, logica e metafisica a San Marino. In questo periodo si ricordano, tra le sue opere, Principi logici morali ed estetici e loro applicazione all’arte di scrivere e all’eloquenza (1851), Trattatello della facoltà di pensare (Rimini, 1851) e il Trattatello della facoltà di volere (Rimini, 1852). Tra il 1853 e il 1854 a San Marino ci furono violenti disordini «a opera di estremisti e di alcuni esuli contro la regolamentazione del diritto d’asilo disposta dal governo sammarinese in seguito alle pressioni delle autorità pontificie e austriache che chiedevano la consegna dei rifugiati politici» (Brancaleoni). Mestica si trasferì quindi a Pesaro e poi emigrò a Tolentino, Cingoli, Jesi e, infine, a Camerino, dove era stato nominato professore di letteratura italiana all’Università e di filosofia al liceo. Nel 1862, per motivi economici, accettò di insegnare lingua italiana nella scuola normale femminile di Camerino, ma ciò lo costrinse a rinunciare alla cattedra universitaria. Morì a Camerino l’11 febbraio 1864 e la salma fu deposta nella cattedrale camerte, dove si trova un'iscrizione che lo ricorda.

Fonti bibliografiche:
  • F. Bevilacqua, Apiro attraverso i secoli, Ancona, Comune di Apiro - Comunità montana del San Vicino, 1999.
  • F. Brancaleoni, Francesco Mestica, «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 74, 2010.

Fonti

Fonti bibliografiche:
  • F. Musarra, G. Piccinini, N. Sparapani, P. Ramazzotti, Per non dimenticare: Mariotti e Mestica all'ombra di Leopardi, Firenze, Franco Cesati Editore, 2017, p. 258-259;
  • Brancaleoni Francesca, Francesco Mestica, «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 74, 2010;
  • D. Borioni, Enrico Mestica, letterato e filologo (1856-1936), Apiro, Comune di Apiro, 1986;
  • D. Borioni, Apiro e i suoi uomini illustri, 1967.
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