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Un anno di scuola rurale

Esperienza della Riforma Gentile
Editore:
Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
Luogo di pubblicazione:
Piazza della Repubblica, n. 10, 00185, Roma (Italia)
Codice ISSN:
2785-4485
Autore della scheda:
DOI:
10.53167/827
Scheda compilata da:
francesca.pizzigoni
Pubblicato il:
23/11/2021
Tipologia:
Anno di produzione:
1929
Autore:

Edizione

Titolo prima edizione:
Un anno di scuola rurale
Editore prima edizione:
Vincenzo Miglia Editore
Città di pubblicazione prima edizione:
Catania
Anno di pubblicazione prima edizione:
1934
Numero di pagine:
87

Indicizzazione e descrizione semantica

Identificatori di nome:
Giovanni Gentile Duilio Cambellotti
Identificatori cronologici:
1920s 1930s

Il volume si ispira a uno scritto realizzato per un concorso della rivista «La Scuola fascista» sul tema della Riforma Gentile, pubblicato nel 1930 su «La Palestra Fascista». Vella, pur avendo ottenuto la licenza alle scuole Normali da quattro anni, inizia a insegnare solo nel 1923. Rifiuta un primo incarico per un paese difficile da raggiungere e ne ottiene uno nella scuola rurale di Monacella (CT) in cui si accorge «che lo scalpore destato dalla Riforma non era giunto fino lassù, ancora!» (p. 33). L’insegnamento è visto da Vella come un’opera missionaria: va a cercare gli alunni a casa; invita a scuola le ragazze più adulte per imparare a cucire; apre la scuola la domenica pomeriggio per offrire letture ad alta voce e momenti di canto popolare. Mostra idee chiare sull’insegnamento: «I programmi didattici particolareggiati, per gruppi di lezioni, hanno un’influenza molto relativa, se non proprio nulla, nello svolgimento delle lezioni. […]. Finii ben presto per mettere risolutamente da parte quell’inutile e noioso fardello e tenendo fermo il carattere puramente indicativo che i programmi intendono avere nella stessa volontà del legislatore e l’opportunità che la didattica del maestro sia tutt’affatto personale e adeguata alla situazione concreta nella quale viene a trovarsi il maestro in un dato ambiente scolastico […] ho preso a parlare liberamente con i miei alunni, a vivere in mezzo ad essi e con essi in perfetta comunione di spirito» (p. 41). Ottiene dal Direttore regionale dell’Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno di Italia il permesso di aprire una scuola serale. L’anno successivo ottiene un incarico in città in quella che l’autrice chiama «scuola-caserma» (p. 62) e, nel paragone tra scuola urbana e scuola rurale, predilige quest’ultima. Nelle battute finali, pur elogiando il Fascismo, lamenta lo scarso stipendio che offre agli insegnanti (p. 72).

Contenuto pubblicato sotto licenza CC BY-NC-ND 4.0 Internazionale