
Laureato in lettere, Roberto Ceschi, fin dai tempi dell’università, non aspira ad altro che a diventare un buon insegnante. Un desiderio, questo, sviluppatosi anche grazie all’esperienza delle ripetizioni private impartite durante gli anni di studio, con le quali già si impegnava a «ricondurre i giovinetti all’amore dello studio» (p. 94). In particolare, egli percepiva di «adempiere con gioia il proprio dovere, e senza che i discepoli sentissero mai lo sforzo dell’adempimento» (Ibidem). Tuttavia, nonostante la risolutezza e l’ostinazione dei propri ideali, la mancata risposta degli allievi, così come le energie profuse per prendersi cura della propria famiglia, spingono malinconicamente il protagonista ad abbandonare i nobili principi di quello che riteneva un apostolato e ad adattarsi a svolgere con superficialità il proprio dovere.